Chiesa di Santa Maria di Bonarcado
Chiesa di Santa Maria di Bonarcado
Santa Maria di Bonarcado è un luogo dal toponimo di origine greca, nelle sue varianti Bonarcatu e Bonarcato, che deriva da “panàkrantos” (purissima, immacolata), un attributo della Vergine Maria venerata nel santuario locale. Questo luogo, un tempo sede monastica greca, passò successivamente ai camaldolesi.
L’insediamento dei benedettini a Bonarcado risale al 1110, come attestato dalla più antica carta del condaghe di Santa Maria di Bonarcado. In quell’anno, il giudice Costantino de Lacon-Serra e sua moglie Anna De Zori, con il consenso dell’arcivescovo di Oristano, istituirono una donazione e un cenobio in onore della Trinità e della Vergine Maria, affidandolo all’abate camaldolese di San Zeno a Pisa. Questo accordo prevedeva che i monaci inviati reggessero il monastero, lo amministrassero, lavorassero ed edificassero, dedicandosi alla cura dei campi in onore di Dio, Santa Maria, San Benedetto e San Zeno.
La consacrazione della chiesa avvenne nel 1146, come indicato da due pergamene del condaghe. Durante la cerimonia, il giudice arborense Barisone I De Lacon-Serra donò ulteriori beni al monastero in occasione della consacrazione della nuova chiesa di Santa Maria. Alla cerimonia parteciparono l’arcivescovo arborense Comita de Lacon, i suoi suffraganei, i rappresentanti delle curatorie arborensi e gli altri tre giudici del regno di Sardegna, oltre all’arcivescovo di Pisa, Villano, in qualità di legato pontificio.
La chiesa, dedicata a Santa Maria e denominata “chiesa nuova”, per la presenza di un edificio di culto precedente, il santuario dedicato alla madonna di Bonacatu. La struttura è realizzata in scuri cantoni basaltici di media pezzatura, con l’aggiunta di conci trachitici rossastri nelle parti più antiche. La facciata è caratterizzata da tre arcate cieche, con un portale centrale decorato con basi e capitelli sagomati, un architrave e un arco di scarico a sesto rialzato, sormontato da un’apertura rettangolare.
Il fianco destro della chiesa è decorato con una serie di archetti poggianti su peducci, mentre oltre al campanile, l’ornamentazione cambia con archetti sormontati da un piccolo lobo. Lo stesso motivo decorativo è presente sulle fiancate delle navate laterali, sull’ abside e sul frontone posteriore. Le testate delle navate laterali sono adornate con tre archetti pensili, sotto i quali si apre una monofora.
All’interno, la chiesa è divisa in tre navate da arcate poggianti su pilastri, tutte coperte da soffitti lignei. Un’iscrizione datata 1242 indica l’inizio dei lavori di ampliamento, completati con la consacrazione nel 1268. Delle strutture del primo impianto, rimangono la facciata, il fianco destro fino al campanile e il primo ordine del campanile, che originariamente doveva essere il braccio destro del transetto.
Sotto l’altare, lungo tutto il transetto, esiste un ambiente sotterraneo, con volta a botte, noto come “Cripta”, non è chiaro quale sia stato il suo utilizzo, ma è quasi certamente da escludere che sia stato un luogo di culto.
Secondo il Delogu, l’ampliamento della chiesa è stato realizzato da maestranze di formazione araba, ma l’opera non fu completata da loro. I lavori furono quindi portati a termine da un’altra maestranza che si ispirò alle forme della chiesa di Santa Giusta.