L'elenco delle chiese dei relativi comuni è momentaneamente non al completo. La Fondazione Isola del Romanico Sardegna sta lavorando per completarlo il prima possibile.

Sant’Agata

Sant’Agata

Sant’Agata

La chiesa di Sant’Agata fu costruita intorno alla metà del XII secolo in stile romanico. La stessa forse sarebbe da mettere in relazione con l’insediamento vittorino di Suvaydanu, presente in un inventario del 1338, da cui deriverebbe la denominazione locale della zona (su Idanu). A questa prima fase afferiscono alcuni tratti laterali con archetti e l’impianto mononavato.
Ampi tratti murari risalgono all’impianto romanico databile alla seconda metà del XII secolo, mentre alla prima metà del XIV secolo gli interventi gotici con conseguente demolizione dell’abside semicircolare e ricostruzione in forma quadrangolare. All’interno, il presbiterio, il cui accesso è consentito attraverso un arco a tutto sesto, presenta una volta a crociera costolonata. Nel fianco settentrionale si apre una monofora con davanzale inclinato.
La muratura è realizzata in cantoni calcarei di media pezzatura.
Dopo un lungo periodo di abbandono, nel 1631 l’edificio e tutta la proprietà annessa furono ceduti ai padri cappuccini, i quali costruirono il convento contiguo alla chiesa.
All’interno l’edificio presenta una volta a botte scandita da due archi a tutto sesto impostati su mensole.

Località: Quartu

Provincia: Cagliari

Indirizzo: Via Brigata Sassari, 4, 09045 Quartu Sant’Elena CA

La chiesa presenta attualmente soltanto alcuni dei suoi antichi arredi. Il più importante è la pala custodita nel presbiterio entro un classicheggiante altare ligneo dei primi del Seicento. Il dipinto, ad olio su tela, raffigura una Crocifissione ed è attribuito al pittore genovese Orazio de Ferrari.
L’edificio ha una modesta facciata a capanna con portale rettangolare, lunettato e sovrastato da un oculo. Il tetto, rivestito di tegole, presenta due livelli, essendo più alto nella parte che copre il presbiterio. La facciata e le cappelle furono realizzate ad opera dei frati che le diedero così l’attuale aspetto alla “cappuccina”.

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